Si chiama G-Test ed è un esame di screening prenatale non invasivo che permette di valutare la presenza di anomalie cromosomiche analizzando piccoli frammenti di Dna fetale. Da un normale prelievo di sangue della madre si possono ottenere importanti informazioni sulla salute del feto, senza compromettere in alcun modo l’andamento della gravidanza, grazie allo sviluppo di una particolare tecnica chiamata Mpss (Massively parallel shogun sequencing), che mette in fila le basi che formano il frammento di Dna prelevato in modo da poterlo leggere e analizzare.
Il G-Test può essere fatto dalla decima settimana di gestazione in poi. A partire da questa data, infatti, è possibile trovare nel sangue materno una quantità di Dna fetale in grado di fornire dati attendibili. L’esame può essere eseguito nelle gravidanze sia naturali sia da fecondazione assistita, singole o gemellari con un massimo di due feti.
Non esiste alcun rischio o effetto collaterale dovuto all’esame, né per la madre né per il nascituro. In caso di risultato positivo, è poi necessaria una consulenza genetica e un approfondimento diagnostico, in genere con tecniche più invasive. Attualmente, in Italia questo test non è offerto da Servizio sanitario nazionale.
Avere un figlio sano è il primo desiderio di ogni coppia e le moderne biotecnologie permettono di valutare eventuali rischi sempre più precocemente. Basti pensare che in Italia, 1 bambino si 406 nasce con una patologia cromosomica che potrebbe essere individuata con un semplice test non invasivo fatto sul sangue della madre. Ecco spiegato il motivo della notevole diffusione della diagnostica prenatale, sempre più spesso rivolta non soltanto alle donne che hanno una gravidanza oltre i 35 anni d’età, ma anche a quelle più giovani.
«L’attenzione alla maternità e alla nascita è considerato una cosa importantissima» dice Giuseppe Novelli, rettore dell’università di Tor Vergata a Roma e specialista in genetica medica. «È quindi importante conoscere tempestivamente anche la presenza di condizioni genetiche che non vengono ereditate da uno dei due genitori, ma che si verificano in modo casuale, e che possono colpire chiunque nelle popolazione. Si tratta di malattie che a volte diventano più frequenti con l’avanzare dell’età della donna. Sapere se il feto presenta anomalie serie permette non solo di impostare un percorso di sostegno prima della nascita, ma anche di decidere se portare la gravidanza a termine nel caso la malattia del bambino abbia una prognosi infausta».
(Cesare Betti)