I Big Data sanitari cambieranno il modo di curare

Negli ultimi due anni, la digitalizzazione dei processi di registrazione per servizi sanitari ha finito per costituire database sempre più grandi. Con questi dispositivi, cittadini e istituzioni potranno monitorare lo stato della salute individuale e pubblica con un semplice click e costruire scenari epidemiologici, sanitari ed economici. Si tratta di un vantaggio non soltanto per chi lavora nel capo della salute, ma anche per lo Stato, che può così impostare meglio una spesa sanitaria più mirata e più efficiente. Sono questi gli argomenti più importanti discussi durante l’incontro dal titolo “Lo stato della real word evidence in Italia” organizzato a Bologna dalla Società italiana di farmacologia.

Ma che cosa sono i Big Data sanitari? I Big Data sono l’insieme delle milioni di informazioni  di cui, come individui, consumatori e pazienti ogni giorno lasciamo traccia digitale durante la nostra vita. Emissione di ricette a nostro nome, impegnative per esami diagnostici, spese per i farmaci, uso della tessera sanitario e impiego sempre maggiore della smart-technology sono soltanto alcuni esempi dei mezzi che rendono digitali e condivisibili le informazioni sanitarie personali e collettive.

La Commissione Europea, conoscendo la rivoluzione sociologica che i flussi di Big Data  produrranno nei prossimi decenni, ha stanziato 66 milioni di euro in bandi per progetti innovativi sulla gestione degli stessi dati.

Non solo le tracce dei consumi di farmaci e i flussi di informazioni sanitarie rappresentano i Big Data, ma presto anche i farmaci. Lo rivela la Fda (Food and drug administration), che ha da poco approvato i primi “farmaci digitali”: il farmaco digitale è un sensore a radiofrequenza ingeribile contenente un principio attivo, più piccolo di un granello di sabbia.

Una volta ingerito, il sensore viene attivato dal pH dello stomaco e inizia a trasmettere informazioni a una particolare ricevente che si trova impiantata sul corpo della persona e da lì poi vengono inviate le informazioni a uno smartphone o a un cloud computing. Questa nuova soluzione potrebbe rappresentare il declino della classica medicina per trasformare le discipline biologiche e cliniche in discipline multimediali dell’informazione.

I Big Data non sono necessariamente una minaccia alla privacy del cittadino, ma sarà più difficile nascondere operazioni illecite.

(Cesare Betti)