È in crescita in Italia il ricorso ai trattamenti al botulino per fini estetici. Nel 2015 la crescita è stata del 12,5%, per un mercato globale di oltre 20 milioni di euro, 300mila trattamenti effettuati e 120mila pazienti interessati. La media di incremento negli altri Paesi europei è stato dell’8%: il mercato in Italia quindi aumenta a un ritmo del 50% superiore a quello degli altri.

I dati sono forniti da Aiteb, l’Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino, che vede in questi risultati un superamento dei timori infondati sulla tossina botulinica. «Questi dati sono il segno della crescente fiducia che viene riposta in una sostanza dagli elevati profili di sicurezza» ha detto Massimo Signorini, presidente di Aiteb. «Negli ultimi dodici mesi l’incremento delle vendite di tossina in Italia è stato del 12,5% rispetto all’anno precedente, mentre ».

La geografia del botulino

Tra i “big five” europei -Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna- l’Italia è il Paese che ha fatto registrare l’incremento maggiore di trattamenti con la tossina. «Non siamo ai livelli della Gran Bretagna o addirittura degli Stati Uniti, dove il botulino è di gran lunga il trattamento di medicina estetica più praticato» prosegue Signorini. «In Italia, come nei Paesi Mediterranei, al vertice ci sono invece i filler come l’acido ialuronico. Permane ancora una certa, quanto immotivata, diffidenza nei confronti della tossina botulinica, nonostante sia un farmaco costantemente monitorato e al certo di numerosi studi».

I cittadini dei cinque principali mercati europei hanno preferenze diverse. «La tossina botulinica è stata fin dall’inizio la regina incontrastata in Gran Bretagna, dove al contrario i filler hanno per molti anni goduto di una popolarità assai bassa. La Germania è caratterizzata da un consumo elevato di tossina, seppur non ai livelli inglesi, ma anche da una richiesta notevole di filler. In un certo senso, è forse il Paese dove il mercato è più equilibrato e maturo. La Francia si colloca di gran lunga al vertice per l’acido ialuronico; l’Italia è al secondo posto. In Francia, tuttavia, la richiesta di tossina è stata per anni assai più elevata rispetto a quanto avviene da noi. La Spagna è infine il fanalino di coda, con i valori assoluti più bassi per le due categorie di prodotto, e una sproporzione simile alla nostra a favore dei filler rispetto alla tossina».