Un’associazione vincente di molecole per la cura della BPCO.
La BPCO, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, interessa oltre 2,5 milioni di italiani e ogni anno, nel mondo provoca circa tre milioni di vittime ed è la quarta causa di morte. Oggi è disponibile la combinazione di due molecole in grado di migliorare il respiro, sia di giorno sia di notte di chi soffre di questa patologia.
«Si tratta della combinazione a dose fissa di aclidinio e formoterolo» afferma Pierachille Santus, professore associato di Malattie respiratorie all’università degli Studi di Milano». «Dagli studi emerge la rapidità d’azione della nuova cura, consentendo al paziente di avere un sollievo immediato dai sintomi e la broncodilatazione superiore rispetto a quella che si ha con i singoli monocomponenti. Questa situazione determina un’efficacia superiore nel controllo dei sintomi per quanto riguarda la dispnea, sia di giorno sia di notte. La nuova combinazione, quindi, rappresenta un avanzamento terapeutico e nuove prospettive di utilizzo».
I broncodilatatori per via inalatoria sono i farmaci più indicati: dilatando le vie aeree, assicurano un maggior flusso di aria. Tra questi si distinguono gli antagonisti muscarinici a lunga durata d’azione, che impediscono l’ostruzione dei bronchi, e i β2-agonisti, che facilitano una rapida dilatazione. In alcuni pazienti, oltre alla terapia con broncodilatatori, occorre aggiungere anche gli antinfiammatori, come i corticosteroidi.
«La malattia incide sulle abitudini quotidiane dei pazienti» spiega Paola Rogliani, direttore dell’unità di Malattie dell’apparato respiratorio all’università degli Studi Tor Vergata di Roma. «Può ostacolare anche lo svolgimento di azioni semplici, come quelle legate all’attività fisica, con inevitabili risvolti nell’ambito della sfera sociale e della vita. Il sintomo principale della malattia è la dispnea, presente anche nelle fasi iniziali della Bpco, che fa sì che il paziente riduce le sue attività per non avvertire la mancanza di respiro».
«La Bpco è una malattia che evolve progressivamente verso l’insufficienza respiratoria e può portare a morte per cause respiratorie o di altro tipo» commenta Nicola Scichilone, professore di Malattie dell’apparato respiratorio all’università degli Studi di Palermo. «Interessa circa il 10% della popolazione, ma può raggiungere picchi del 50% nelle persone sopra i 60 anni. Si tratta di una malattia in costante crescita, sia nei Paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo, a causa dell’esposizione al fumo di sigaretta, all’inquinamento ambientale e professionale dovuti agli agenti irritanti che vengono respirati».
(Cesare Betti)