La maggior parte delle persone stringe e digrigna i denti occasionalmente durante la giornata o quando è sotto stress. Ma quando questo accade in maniera regolare, sopratutto di notte, si può parlare di bruxismo: un disturbo motorio del sonno che, se trascurato, può danneggiare i denti e affaticare il sistema masticatorio.
LE TIPOLOGIE DI BRUXISMO
Il bruxismo si divide in centrico ed eccentrico, a seconda del quadro neurofisiologico dell’individuo.
Il bruxismo centrico è noto come “serramento dentale”, non produce alcun rumore, ma crea fenomeni di sovraccarico sulle strutture dell’articolazione temporo-mandibolare, causando sforzi notevoli alla struttura dentale e al sistema muscolare della faccia.
Il serramento dei denti è una parafunzione, un’abitudine afinalistica, ovvero senza un preciso scopo, e può verificarsi sia di giorno sia di notte, con un incremento del tono dei muscoli cranio-cervicali e paravertebrali.
Il bruxismo eccentrico rappresenta il bruxismo più conosciuto, ossia il “digrignamento dentale”, spesso notturno e viene classificato come un disturbo motorio del sonno, caratterizzato da un violento sfregamento dei denti che produce il caratteristico rumore stridente e può causare gravi abrasioni delle superfici masticanti dei denti. Il bruxismo può essere accompagnato dal russamento o dalle apnee del sonno, che possono compromettere fortemente la qualità del sonno, con gravi ripercussioni sulla salute.
LE CAUSE DEL BRUXISMO
Gli esperti condividono l’idea che entrambe le forme di bruxismo siano patologie multifattoriali, che vedono numerosi fattori di rischio. Tra questi i più importanti sono lo stress e l’ansia che accompagnano la nostra vita quotidiana e che ci portano involontariamente a serrare i denti.
Anche l’assunzione di caffè o di bevande alcoliche, il fumo, alcuni farmaci e una vita sedentaria possono essere fattori di rischio. «Sicuramente i fattori sono tanti e sono stati al lungo studiati, anche se molto c’è ancora da indagare» afferma Giulia Borromeo, gnatologa presso l’Istituto Stomatologico Italiano di Milano «Oggi la ricerca scientifica sta approfondendo soprattutto le correlazioni tra bruxismo notturno e disturbi respiratori del sonno e il ruolo delle alterazioni genetiche della regolazione della serotonina come causa del digrignamento dentale». Questo spiegherebbe perché molto spesso si vedono, nella stessa famiglia, più casi di bruxismo notturno e come i farmaci anti-psicotici che lavorano proprio sul circuito della serotonina, usati per il trattamento dei disturbi dell’umore, possano dare come sintomo collaterale il bruxismo.
I SINTOMI DEL BRUXISMO
«Nonostante il bruxismo sia un fenomeno molto diffuso accade spesso che i pazienti non siano consapevoli del problema » continua Borromeo. «Questo avviene per diverse ragioni: nelle fasi iniziali il bruxismo non provoca dolore o disturbi, e solo l’occhio attento di uno dentista con la giusta preparazione può identificare il problema precocemente. Sull’argomento esiste ancora molta confusione, anche tra gli stessi odontoiatri, ricevendo meno attenzione rispetto a carie e parodontite».
Quindi, se si avvertono alcuni dei seguenti sintomi, è consigliabile una visita gnatologica:
- difficoltà o dolore durante la masticazione, accompagnati da rumori o scricchiolii all’articolazione mandibolare;
- sensazione di tensione al viso, principalmente al risveglio o a fine giornata;
- sensazione di orecchio tappato o dolori alle orecchie di cui l’otorino abbia già escluso problematiche specifiche;
- sensazione di apertura diminuita o difficoltà ad aprire la bocca;
- denti più sensibili del solito al caldo e al freddo;
- dentatura superiore appiattita e canini a punta “mozzata”;
- rigidità cervicale;
- mal di testa ingiustificato e poco responsivo ai normali farmaci antinfiammatori;
- vertigini.
LA TERAPIA DEL BRUXISMO
In generale il bruxismo viene trattato con l’utilizzo di un bite: un dispositivo da applicare sull’arcata superiore o inferiore che protegge la superficie masticante dei denti e rilassa la muscolatura mandibolare.
Anche i farmaci miorilassanti trovano largo impiego, soprattutto nella iniziale gestione della componente dolorosa; tali farmaci vanno usati con molta attenzione nei pazienti russatori o che soffrono di apnee nel sonno. I trattamenti con la tossina botulinica sono invece indicati solo nei casi più gravi.
Tuttavia, «il bite e la terapia farmacologica non possono e non devono essere l’unica strada» prosegue la gnatologa. «Il bruxismo è una patologia multifattoriale, sono molti i fattori e i comportamenti che affaticano il sistema masticatorio e spesso è necessario un approccio multidisciplinare, avvalendosi dell’aiuto di fisioterapisti appositamente formati».
In primo luogo è fondamentale imparare a controllare l’abitudine a serrare i denti durante il giorno e «un trucco potrebbe essere quello di utilizzare dei post-it che ci ricordino di fare attenzione alla nostra postura mandibolare» suggerisce Borromeo. «Inoltre bisognerebbe evitare di mangiare cibi troppo duri o troppo gommosi» ed evitare sostanze stimolanti e alcoliche prima di andare a letto, anzi provare ad abbracciare rituali che favoriscono una migliore gestione dello stress: prepararsi una tazza di tè, fare una doccia calda rilassante, fare esercizi di respirazione ecc.
Di giorno, nel tempo libero, è consigliabile praticare sport «per controbilanciare le tensioni che si concentrano nella zona del viso con un uso corretto della muscolatura di tutto il corpo» conclude Borromeo. «E non dimentichiamo che lo sport permette di scaricare in maniera efficace ansia e stress: pilates, yoga e nuoto sono le discipline che consiglio di più».