La cheratosi attinica è un problema in costante aumento, con un’incidenza che varia in base alla presenza di uno o più fattori di rischio, come esposizione prolungata al sole, ustioni solari, fototipo chiaro, segni di danno solare, pregressi tumori cutanei. Si tratta di una malattia ancora poco conosciuta e sottodiagnosticata, nonostante le lesioni possano progredire in un frequente tumore della pelle, il carcinoma squamocellulare invasivo.
La prevalenza della cheratosi attinica varia tra l’11 e il 25% e arriva fino al 60%, negli adulti sopra i 40 anni nella popolazione dell’emisfero sud. In Italia, la malattia è stimata intorno all’1,4% dopo i 45 anni.
Chi è affetto da cheratosi attinica ha una probabilità 10 volte maggiore di sviluppare un tumore della pelle se paragonato al resto della popolazione, mentre i pazienti oltre i 65 anni hanno un rischio 6 volte superiore di sviluppare un carcinoma cutaneo rispetto a chi non è affetto da cheratosi attinica.
«L’ingenolo mebutato è un prodotto attivo sulle cheratosi attiniche che agisce in modo rapido ed efficace, richiedendo soltanto 2-3 giorni di applicazione» precisa il professor Giovanni Pellacani, direttore della Clinica dermatologica all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. «I suoi vantaggi più importanti consistono nella breve durata della terapia e nell’efficacia anche a lungo termine. Queste due condizioni determinano un’altissima aderenza e una facile gestione delle eventuali reazioni locali».
«La cheratosi attinica è una forma di carcinoma allo stadio iniziale, le lesioni sono molto antiestetiche e ciascuna potenzialmente pericolosa, perché a rischio di evoluzione maligna», afferma il professor Giampiero Girolomoni, direttore della Clinica dermatologica all’Università degli studi di Verona. «Non è possibile prevedere quale e quando una delle lesioni andrà incontro a una progressione in carcinoma squamoso cellulare, tumore maligno che richiede una diagnosi precoce e un trattamento adeguato di tutte le lesioni».
(Cesare Betti)