Un’indagine Doxa presentata a fine anno scorso sulla gestione delle malattie croniche per la Società italiana di medicina respiratoria (Simer), la Società italiana di allergologia e immunologia clinica (Siaic) e l’associazione allergologi immunologi territoriali e ospedalieri (Aaito), rivela che un malato su tre non crede efficaci e adeguate le cure per via inalatoria, solo la metà ha sentito parlare di asma e uno su dieci di broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Quanto costa non usare l’erogatore

Non stupisce, quindi, che più di un milione di malati non usi mai gli erogatori e 1,3 milioni abbiano smesso di farlo, sottovalutando la serietà dei sintomi. Inoltre, 2,7 milioni assumono la terapia per inalazione a singhiozzo e, fra questi, 2,2 milioni la usano solo quando i sintomi peggiorano e circa 500 mila in caso di emergenza. Appena il 25% dei malati, circa 1,7 milioni usa l’erogatore ogni giorno.

Il mancato o lo scarso uso dell’erogatore causa inevitabili ricadute sulla salute del malato e sul sistema sanitario, in quanto aumentano del 20% le probabilità di riacutizzazioni e di ricoveri in ospedale, senza contare le spese per le cure. In Italia, per ogni adulto con asma si spendono ogni anno 1.434 euro e 2.723 per i bambini.

Le cure per via inalatoria sono più efficaci

«L’erogatore è uno strumento fondamentale di somministrazione delle cure» precisa il professor Giorgio Canonica, direttore della Clinica di malattie dell’apparato respiratorio all’Università degli studi di Genova. «Troppi malati sono convinti che un farmaco per via inalatoria sia un trattamento blando e si trova a disagio nel farlo davanti agli altri, mentre pillole e iniezioni vengono ritenute come cure più valide e incisive».

«Si tratta di dati preoccupanti» prosegue il cattedratico genovese «perché la scarsa utilità dell’erogatore è un’idea che va superata. È infatti un metodo di somministrazione di cura efficace, che aumenta e facilita l’aderenza alla terapia, consentendo il miglior controllo dei sintomi e della malattia».

Il ruolo fondamentale del medico e del farmacista si conferma anche quando si debba modificare lo strumento per l’inalazione. Dopo aver imparato a usarlo, i malati si mostrano diffidenti e preoccupati di fronte alla possibilità di dover cambiare le proprie abitudini.

Senza dubbio, il cambio di erogatore è un momento critico per il malato, soprattutto se è anziano. Se costretto a cambiare, vuole che ci sia qualcuno che gli spieghi come usarlo bene, e ha fiducia soltanto nel medico o nel farmacista.

(Cesare Betti)