Un decalogo contro il dolore, che imponga ai medici di curare il dolore dei propri pazienti e ad assumersi le proprie responsabilità nel trattare la sofferenza che è causata dal dolore stesso. È un vero e proprio obbligo quello che i medici italiani hanno consegnato al Sommo Pontefice Papa Francesco il 20 aprile scorso.
Il decalogo contro il dolore è una carta redatta da 44 referenti di altrettanti centri d’eccellenza nella terapia del dolore e controfirmata da 200 tra i più riconosciuti e validi terapisti del dolore italiani che, con un semplice decalogo, impegna tutti a curare il dolore e a prendersi cura della sofferenza, non soltanto fisica.
Lo stesso documento, reso possibile da un contributo non condizionante di Grünenthal Italia, farmaceutica specializzata nelle terapie antalgiche, è stato consegnato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 19 aprile dal professor Guido Fanelli, primario di Anestesia all’università degli Studi di Parma padre della Legge 38 del 2010 contro il dolore.
«La giornata di oggi ha un significato che trascende il semplice valore simbolico» spiega Guido Fanelli. «Con la consegna del nostro “Manifesto” al Papa e alle Nazioni Unite, abbiamo voluto coinvolgere nella battaglia le più alte cariche a livello mondiale, impegnate su diversi fronti per le cause umanitarie di maggior rilievo e per la salvaguardia dei fondamentali diritti dell’uomo. L’invito a intervenire all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si è riunita in sessione straordinaria per mettere a punto una strategia globale con la quale superare il problema delle disuguaglianze nella terapia del dolore, deve rappresentare un grande motivo di orgoglio per l’Italia».
La comunità internazionale tributa al nostro Paese un riconoscimento senza precedenti verso l’impulso pionieristico con il quale, nel 2010, l’Italia ha varato la più avanzata normativa al mondo per la lotta al dolore e per la riaffermazione del diritto dei pazienti a non soffrire.
«Attraverso l’incontro con il Sommo Pontefice intendiamo far sì che, da semplice problema sanitario, il tema del dolore divenga una vera e propria questione etica mondiale» dichiara Antonio Corcione, presidente della SIAARTI, Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (nella foto, mentre consegna a Papa Francesco l’Impegno contro il dolore dei medici italiani).«Con questo atto, i medici italiani sottopongono all’attenzione del mondo intero il problema della sofferenza inutile come questione etica, umana e culturale, che deve essere finalmente affrontata in modo strutturato e unitario: non solo da tutti i professionisti della salute, ma anche dalle massime autorità morali, politiche e sanitarie di tutto il mondo».
Il decalogo contro il dolore: l’impegno dei medici
I. Sono un medico e rispetto il giuramento di Ippocrate
II. Devo curare il dolore
III. Devo prendermi cura della sofferenza che deriva dal dolore
IV. Devo operare per il benessere della persona
V. Devo considerare imprescindibile la qualità delle cure
VI. Devo impegnarmi affinché sia garantito l’accesso alle cure a tutte le persone ovunque essi si trovino a nascere e a vivere
VII. Devo evitare le diseguaglianze e curare tutte le persone, senza distinzione di età, genere, etnia e religione
VIII. Devo basare la decisione terapeutica sul rispetto della volontà della persona e nella difesa della sua dignità
IX. Devo condividere e promuovere il sapere e le conoscenze sulla cura del dolore
X. Questo è il mio impegno a migliorare la qualità di vita delle persone con dolore
(Cesare Betti)