Distorsioni: rachide, polso, gomito e caviglia sono le sedi più comuni.
di Matteo Longhi, U.O. di Reumatologia, IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi – Milano
Le distorsioni sono definibili come l’insieme delle lesioni capsulo-legamentose prodotte da una sollecitazione che tende a modificare i reciproci rapporti dei capi articolari. Si tratta di patologie molto frequenti sia nell’età giovanile che nell’età adulta e sono causate sempre da un trauma indiretto.
Le sedi più frequenti sono: articolazione della caviglia, ginocchio, gomito, polso e dita, rachide. In base al danno anatomico si distinguono distorsioni di I, II e III grado. Nelle distorsioni di I grado si verifica una distensione o distrazione di alcuni fasci dei legamenti interessati, mentre nelle distorsioni di II grado i legamenti presentano una lacerazione parziale. Le lesioni distorsive di III grado invece possono presentare una lacerazione legamentosa totale o avulsione legamentosa dall’inserzione ossea.
La sintomatologia in generale è caratterizzata da dolore nei punti di inserzione o sul decorso dei legamenti interessati, tumefazione dell’articolazione, eventuale lassità articolare. Le complicanze a distanza invece sono rappresentate da rigidità articolare, calcificazioni para-articolari, sindrome algodistrofica, lassità dei legamenti con conseguenti cedimenti e distorsioni recidivanti. Nelle distorsioni di I e di II grado il trattamento è solitamente conservativo, mentre le lesioni più gravi possono essere oggetto di trattamento chirurgico.
Un caso comune: la distorsione della caviglia
Tra le distorsioni di più frequente osservazione si annoverano le distorsioni della caviglia, che in base ai dati epidemiologici disponibili interessano tra i 2 e i 7 individui per 1000 persone/anno nella popolazione generale, sono più frequenti nelle femmine rispetto ai maschi e con frequenza decrescente dall’età infantile all’età adulta. Oltre la metà delle distorsioni della caviglia si verifica nelle attività sportive e ludiche, soprattutto indoor.
Sono stati identificati alcuni fattori di rischio non modificabili quali sesso, età, altezza, razza, anatomia della caviglia e del piede, allineamento dell’arto inferiore, precedenti distorsioni, lassità legamentosa; i fattori di rischio modificabili invece comprendono il peso e l’indice di massa corporea, il controllo neuromuscolare e la forza muscolare, il tipo di attività sportiva o ludica praticata, il tipo di calzatura, il tipo di superficie, e così via.
Frequente è la distorsione del comparto legamentoso laterale causata da un movimento in inversione della caviglia cui si associa spesso la flessione plantare. In tal caso la tumefazione si presenta rapidamente dopo il trauma in regione malleolare o centrale e con più ritardo l’ematoma. Tumefazione ed ematoma possono estendersi alle dita del piede nelle 24 ore successive. Il dolore è solitamente in sede perimalleolare e l’impotenza funzionale può essere marcata.
Le distorsioni in eversione e in dorsiflessione sono decisamente più rare. Le manovre diagnostiche per valutare il grado della lesione, come per esempio il test del cassetto anteriore, sono spesso ineseguibili nella fase acuta per il dolore.
Pertanto l’approccio iniziale consiste nel controllo della tumefazione e del dolore nella prima fase post traumatica. Se dolore e gonfiore non recedono entro 4-5 giorni si rende necessaria una valutazione medica accurata, e in base alle caratteristiche e all’estensione del dolore anche un esame radiografico o ecografico secondo criteri noti e condivisi.
Distorsioni: il consiglio per l’automedicazione
Il controllo del dolore e della flogosi locale in fase acuta e subacuta è di fondamentale importanza e si può ottenere con antinfiammatori non steroidei (FANS), che sono certamente efficaci, ma con possibili effetti collaterali, noti soprattutto nell’uso cronico, ma che si possono verificare anche per l’uso limitato a pochi giorni.
L’uso di prodotti topici in varie formulazioni è stato proposto da diversi anni per le forme di dolore e infiammazione localizzate, come diverse patologie dei tessuti molli o anche le distorsioni, proprio per evitare il possibile verificarsi di effetti collaterali. Infatti, gli effetti collaterali sistemici sono rari con questi preparati, mentre le possibili reazioni cutanee nella sede di applicazione sono poco comuni e di modesta entità in assenza di nota ipersensibilità alla molecola.
Differenti studi randomizzati pubblicati hanno documentato l’efficacia dei prodotti per uso topico nel controllo del dolore e dell’infiammazione in patologie dei tessuti molli. Alcune meta-analisi sono state condotte per valutare questi studi e la più recente revisione ha selezionato 58 studi giudicati di qualità sufficiente riguardanti differenti formulazioni di varie molecole di FANS, evidenziandone un effetto sempre favorevole versus placebo; in particolare 5 studi effettuati con ibuprofene hanno confermato l’efficacia di questa molecola sia in gel sia in crema.
In uno studio randomizzato in doppio cieco su 100 pazienti con patologie acute dei tessuti molli, per la maggior parte distorsioni di caviglia e ginocchio, ibuprofene in gel 5% applicato 3 volte al dì in confronto a ibuprofene orale 400 mg per 3 volte al dì per almeno 7 giorni, ha evidenziato pari efficacia nella risoluzione della fase acuta in termini di dolore a riposo e al movimento, rigidità articolare e limitazione del movimento. Ibuprofene in gel appare pertanto efficace e ben tollerato nelle patologie distorsive nella fase acuta e subacuta.
Si ribadisce il concetto che se il dolore e la tumefazione dovute alla distorsione non si risolvono in alcuni giorni e non si ottiene una ripresa del movimento, è necessario indirizzare il paziente a un’approfondita valutazione medica.
Distorsioni alla caviglia: il protocollo PRICE
Il trattamento iniziale, nella fase acuta, delle distorsioni della caviglia si basa sul protocollo PRICE:
- Protection (Protezione)
- Rest (Riposo)
- Icing (Raffreddamento)
- Compression (Compressione)
- Elevation (Elevazione).
Questo approccio ha lo scopo di limitare la formazione dell’ematoma riducendo l’effusione e lo stravaso. La compressione e l’applicazione del freddo andrebbero effettuati a intervalli di 30-60 minuti per alcune ore e l’elevazione dell’arto andrebbe mantenuta il più possibile.
(Qui la bibliografia completa dell’articolo).