La giornata mondiale della tiroide 2017: il 25 maggio
Il modo più efficace per prevenire le malattie della tiroide è assumere iodio in quantità adeguate. La carenza anche lieve di questo minerale, che interessa ancora alcune zone dell’Italia, può provocare conseguenze anche serie, soprattutto se la carenza si verifica durante la gravidanza o la prima infanzia. È questo il messaggio lanciato da Massimo Tonacchera, professore associato di endocrinologia e coordinatore nazionale del comitato per la prevenzione della carenza iodica in occasione della giornata mondiale della tiroide 2017, in programma il 25 maggio.
Dopo 12 anni dall’approvazione della legge 55/2005 che ha introdotto un programma nazionale di iodoprofilassi, lo stato nutrizionale iodico degli italiani è migliorato. È quanto emerso dall’indagine dell’Osservatorio nazionale per il monitoraggio della iodoprofilassi – Osnami in Italia presso l’Istituto superiore di sanità.
I dati mostrano che la percentuale di sale iodato sul totale di sale venduto nella grande distribuzione ha superato il 60%. Si tratta di un dato molto positivo se si pensa che prima dell’approvazione della legge, la percentuale di sale venduto era solo del 30%. Ma, come sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità, non è ancora sufficiente: perché un programma di iodoprofilassi abbia successo, infatti, la percentuale di sale venduto iodato deve essere dell’80-85%.
«Coerenti con i dati di vendita del sale iodato sono i dati di ioduria in età scolare raccolti negli ultimi due anni» spiega Antonella Olivieri, responsabile scientifico per il monitoraggio della iodoprofilassi in Italia presso l’Istituto superiore di sanità. «La ioduria è un indicatore del consumo di iodio molto utile per sapere quanto iodio si introduce con l’alimentazione. Le indagini condotte tra il 2015 e il 2016 su 2.500 bambini in età scolare in Liguria, Toscana, Marche, Lazio e Sicilia hanno mostrato valori di ioduria indicativi di iodosufficienza in tutte queste regioni. Tali dati indicano che si deve insistere con la iodoprofilassi, perché la condizione di iodosufficienza possa estendersi a tutte le altre regioni, riducendo così il rischio di malattie alla tiroide e di deficit cognitivo dovuti alla carenza nutrizionale di tale sostanza».
Questa iniziativa è un importante risultato. Se negli ultimi anni la iodoprofilassi è stata appannaggio quasi esclusivo degli endocrinologi, oggi è patrimonio anche di pediatri, ginecologi, medici di medicina generale e nutrizionisti, tutti motivati a diffondere il messaggio “poco sale, ma iodato”.
Il lavoro svolto in questi mesi ha portato gli esperti a un pieno consenso nel raccomandare a tutti l’uso del sale iodato. La quantità ottimale di sale per uso alimentare (30µg/g) consente un apporto di iodio adeguato anche in presenza di un consumo contenuto nei limiti indicati dai cardiologi e dai nutrizionisti, nonché dall’Organizzazione mondiale della sanità.
(Cesare Betti)