Caso Jolie, l’oncologo: «Dai media messaggio sbagliato. Il test positivo non assicurava la comparsa del cancro».

L’intervista all’oncologo del Policlinico Umberto I di Roma Marco Girolami.

Professor Girolami il caso Angelina Jolie aprirà una tendenza per la lotta ai tumori anche in Italia?

La tendenza ci sarà indipendentemente dal fatto che sia giustificata o meno da un fatto scientifico. Quando queste persone che hanno una veste forte sui media fanno controllo è inevitabile che si crei la tendenza all’imitazione. Da parte dell’utenza ci sarà appunto attenzione su questo argomento, cioè togliere l’organo per evitare di ammalarsi. Ma è corretto sottolineare che la positività della Jolie al test Brca1 e 2 non sarebbe bastato a dire che si sarebbe ammalata per certo di cancro della mammella e ovaio. Certamente aveva un rischio di ammalarsi superiore a quello della popolazione generale.
Se ci sono più parenti malati di questo tipo di tumore si può accedere a un servizio di screening genetico.

È un esame costoso?

Sì, lo è, ma non è a carico dell’utente. Qualora si rientri nei canoni di screening è gratuito.

Parlando invece dell’operazione di asportazione a che età è meglio intervenire?

Le persone mutate contraggono la malattia in età più giovanile rispetto alla popolazione non mutata. È riservata a quelle età più giovani. Che il cancro della mammella possa insorgere in una persona dai 50 ai 70 anni è un fatto normale anche in caso di non mutazione. A ogni modo, qualora il test genetico risulti mutato si può procedere con l’asportazione profilattica anche dell’organo non malato. Però per fare questo bisogna esser stati malati.

Ci stiamo soffermando sulla mutazione del gene Brca1 o 2. Ce ne sono altre che possono dare origine ad altri tumori?

Sì, per esempio quella della sindrome di Lynch o di Men che danno luogo all’insorgenza di tumori all’apparato digerente e alla tiroide. Questi certo non possono essere asportati se non ci sono segni di malattia. Semplicemente si fanno degli esami più ravvicinati. Questo si fa per avere una diagnosi precoce della malattia. L’asportazione di organi sani non è prevista semplicemente perché se un soggetto è mutato non si tolgono le mammelle piuttosto che le ovaie.

Quali sono le conseguenze provocate dall’esportazione delle ovaie e del seno?

Indubbiamente la Jolie -come ha detto lei stessa- si è esposta a 40 anni a una menopausa precoce, piuttosto che (qualora l’avesse avuto) a un cancro dell’ovaio. Purtroppo il messaggio che è arrivato dall’azione dell’attrice è che se non avesse asportato gli organi avrebbe avuto certamente un cancro. Di fatto non è assolutamente così perché lei ha fatto sì una profilassi ma non è detto con certezza che avrebbe avuto un tumore alle ovaie.

(Serena Santoli)

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