Il Tribunale di Milano sull’importazione parallela di dispositivi medici
La sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale di Milano ha emanato un’importante e innovativa sentenza sul tema dell’importazione parallela di dispositivi medici cosiddetti “riconfezionati”. Il giudice ha accettato un’istanza presentata da Johnson & Johnson, titolare del marchio Onetouch, che contraddistingue strisce reattive per l’autocontrollo del diabete a casa propria.
La sentenza ha accertato il comportamento illecito di due società che acquistavano all’estero queste le in confezioni da 25 e da 100 pezzi, per poi rivenderle in Italia in confezioni da 50 dopo averne modificato la confezione originale. La sentenza ha condannato le due società a interrompere questa pratica, a un risarcimento danni e alla pubblicazione della sentenza su di un quotidiano a tiratura nazionale.
La pronuncia del Tribunale di Milano è molto importante, perché interessa dispositivi medici e non prodotti farmaceutici, sui quali esiste un’ampia giurisprudenza. È la prima volta che Johnson & Johnson cita in giudizio in Italia imprese che commercializzano dispositivi medici prodotti da società del gruppo, acquistati all’estero e poi sottoposti ad attività di riconfezionamento prima della loro immissione sul mercato italiano.
Johnson & Johnson ritiene la sentenza particolarmente significativa non soltanto per tutelare i propri diritti di marchio, ma soprattutto per tutelare i pazienti che, senza saperlo, acquistavano dispositivi medici la cui confezione era stata modificata prima della vendita nelle farmacie.
Per violazione dei diritti di marchio di titolarità di Johnson & Johnson, il Tribunale ha sanzionato la realizzazione di nuovi formati di vendita che le società importatrici avevano effettuato nel periodo gennaio 2013-aprile 2014 in una logica esclusivamente commerciale e, secondo il Giudice, senza alcun valido motivo. La violazione dell’integrità della confezione originale non garantisce né il mantenimento della sterilità delle strisce, né l’affidabilità della rilevazione effettuata.
La manipolazione delle confezioni originarie di questi prodotti avviene al di fuori del controllo di Johnson & Johnson, che rischia di ricevere reclami da pazienti che lamentino un cattivo funzionamento o perdita di sterilità dei dispositivi con ancora il marchio del relativo fabbricante.
La sentenza era stata preceduta nel luglio del 2014 da un decreto del Tribunale di Milano, confermato da una successiva ordinanza, che aveva già vietato in via provvisoria alle società coinvolte di continuare nella loro attività di riconfezionamento di dispositivi medici importati.
A rendere definitivo il divieto è ora la sentenza del Tribunale, che rappresenta un precedente di cui tener conto per chi è coinvolto in attività di importazione di dispositivi medici poi riconfezionati prima della vendita in Italia.
(Cesare Betti)