La domanda di assistenza infermieristica sul territorio è in continua crescita, nonostante persistano disoccupazione e sottoccupazione degli infermieri. La Federazione IPASVI è pronta a intervenire per restituire continuità alle prestazioni infermieristiche sul territorio e per tutelare i cittadini che sempre più spesso per motivi economici ma non solo, si affidano a figure non infermieristiche.
Secondo un’indagine del Censis presentata al XVII Congresso della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI, lo scorso anno quasi 9 milioni di italiani si sono rivolti a un libero professionista per prestazioni infermieristiche, pagando di tasca propria circa 2,7 miliardi di euro. C’è un numero considerevole di persone che ha bisogno di assistenza e si impegna economicamente per ottenerla, rivolgendosi in parte agli infermieri.
Ma c’è anche chi utilizza un fai da te pericoloso, fino alla ricerca di soluzioni su internet, che porta spesso chi lo fa a ricorrere poi alle cure del Pronto soccorso, per non parlare di chi si rivolge a personale non professionale e impreparato, come badanti, familiari e conoscenti. Sono persone di buona volontà, ma senza competenze e in grado di far aumentare il rischio di manovre sbagliate, con conseguenze negative per l’assistito. Dalla ricerca, poi, emerge il concetto dell’aiutiamoci a vicenda, del veniamoci incontro, che fa pensare che l’indagine non rispecchi il dato completo del fenomeno, ma che ci sia una sottostima: molti non dicono, ma fanno. E per questo potrebbero nascondere la situazione in cui si trovano.
I risultati dell’indagine
«Dall’indagine Censis emerge che per l’82% degli intervistati la scelta di affidarsi a soggetti diversi dagli infermieri per certe prestazioni è legata a problemi economici: il 51% ritiene che pagare in modo continuativo un infermiere costi troppo e per il 31,1% le badanti costano meno» spiega Annalisa Silvestro, presidente della Federazione IPASVI. «E c’è un altro aspetto che preoccupa: il 22% degli intervistati afferma che anche le badanti sanno fare cose che riguardano l’assistenza, e per l’8,6% ci sono interventi che “non hanno bisogno di un infermiere, anche se spetterebbero a loro farlo”, senza conoscere i rischi a cui si va incontro per prestazioni eseguite da chi non è professionista. Ma il dato più macroscopico riguarda le carenze di assistenza sul territorio. Il 17,6% dei cittadini ha dichiarato di doversi arrangiare con altri perché “gli infermieri non possono coprire orari lunghi nelle abitazioni” e il 10,1% che “non ci sono abbastanza infermieri che vanno a domicilio”» conclude Annalisa Silvestro.
Infermiere in farmacia
Nata in Italia in seguito a due decreti legislativi del 16 dicembre 2010 e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 57 del 10 marzo 2011 e n. 90 del 19 aprile 2011, è nata la farmacia dei servizi. Con il primo decreto è stata affidata alle farmacie la possibilità di effettuare certi esami, come i livelli di glicemia, colesterolo, trigliceridi, emoglobina, creatinina, transaminasi, ematocrito e componenti delle urine. In seguito, il decreto ha autorizzato le farmacie a poter usare alcuni strumenti per la misurazione della pressione arteriosa e la capacità polmonare, i test di ovulazione, gravidanza e menopausa, nonché del colon-retto per la rilevazione del sangue occulto nelle feci e, in collegamento con i centri di cardiologia, elettrocardiogrammi con modalità di telecardiologia.
Il secondo decreto, invece, ha regolamentato le prestazioni degli operatori sanitari in farmacia con riferimento a due professioni, quella di infermiere e di fisioterapista, che possono offrire la propria assistenza all’interno della farmacia stessa e a casa del malato.
La nuova farmacia
Attraverso le nuove norme, la professione di farmacista potrà avere un notevole miglioramento anche in mezzo alla crisi economica. È prevedibile la comparsa di grandi farmacie in grado non solo di vendere farmaci, ma anche di venire incontro alle sempre maggiori esigenze dei clienti, in grado di mettere insieme altre forme professionali e di effettuare servizi di grande utilità sociale. In questo modo, la farmacia potrà dare un supporto logistico ad altre professioni, come appunto l’infermiere e il fisioterapista. Ma perché possa accogliere queste professioni e offrire tali servizi, la farmacia deve avere spazi molto ampi, nonché apparecchiature moderne ed efficienti.
Sotto questo punto di vista, essa potrà diventare un centro importante del sistema sanitario capace di dare un aiuto essenziale, ampliando a tutto il territorio molte delle attività diagnostiche e terapeutiche che ora appartengono all’ospedale. Così facendo si possono migliorare molti rapporti tra la popolazione, la professione medica e le istituzioni della sanità.
L’esperienza dell’Umbria
La prima esperienza in Umbria è iniziata a Terni tempo fa grazie a un accordo tra il Collegio IPASVI di Terni e l’Azienda speciale farmacie comunali della cittadina umbra con una sperimentazione su quattro farmacie. La prima fase del programma ha riguardato l’emissione di un bando di selezione per ingaggiare quattro infermieri professionisti che poi hanno aderito al progetto. Anche nella città di Perugia, Spoleto e Bastia Umbra sono state avviate altre esperienze su questo fronte.
Sempre in via sperimentale, a Bastia Umbra è iniziato un altro progetto di assistenza nella farmacia comunale, dove un infermiere professionista è a disposizione per una consulenza gratuita agli assistiti. Il servizio si chiama Oltre le aspettative e prevede la presenza di un infermiere che, a titolo gratuito, effettua medicazioni e cure a pazienti infermi e tutto quello che fa parte del lavoro di un infermiere. Le farmacie comunali intendono svolgere il servizio in via sperimentale, garantendo la presenza di un infermiere in grado di svolgere consulenza già in farmacia. Si prevede anche la possibilità di offrire servizi a pagamento direttamente a casa del malato su richiesta del cittadino: dalle iniezioni ai prelievi, dalle medicazioni al bagno, dall’igiene personale all’aiuto nell’alzarsi. Con gli infermieri e con i fisioterapisti al loro interno, le farmacie comunali sono sempre più vicine ai cittadini per garantire loro nuovi servizi, specialmente per la popolazione anziana.
Attualmente, il Collegio IPASVI di Perugia sta portando avanti una collaborazione con l’Ordine dei farmacisti di Perugia, condiviso anche con la Regione Umbria, per la definizione del progetto Infermiere nelle farmacie da allargare a tutte le farmacie che vorranno aderire. Il progetto ha l’obiettivo principale di definire una serie di criteri e di condizioni che possono essere di aiuto al cittadino, al farmacista e all’infermiere per organizzare al meglio ilo servizio e rendere più uniforme l’organizzazione di queste attività sul territorio. Con questo progetto, il Collegio IPASVI di Perugia intende essere un punto di riferimento per il cittadino e per il farmacista, facendosi garante delle competenze degli infermieri attraverso un modello organizzativo provinciale/regionale quanto più possibile omogeneo, cercando di monitorare la qualità del servizio offerto e le opportunità di sviluppo professionale.
(Cesare Betti)