Gli integratori alimentari sono sempre più diffusi tra gli italiani e sono uno tra i segmenti di mercato non solo più in crescita, ma anche in costante evoluzione. L’Italia, infatti, è il primo Paese per valori di vendita nell’Europa Occidentale.

Secondo i dati IMS Health, nel 2014 gli integratori sono cresciuti più velocemente degli altri prodotti a libera vendita, con un +7,3%, un mercato complessivo che è arrivato a sfiorare i 2,2 miliardi di fatturato e circa 147 milioni di confezioni. Il 90% degli integratori passa per la farmacia e oggi tale condizione rende indispensabile un presidio efficace e responsabile di questo comparto da parte sia delle aziende sia della farmacia.

Per valutare le vendite, negli ultimi anni si è monitorato l’andamento degli scontrini delle farmacie. Da un lato, la marginalità del farmaco etico, da cui dipende ancora oggi buona parte del fatturato della farmacia, rimane critica; dall’altro, i guadagni medi giornalieri non sono diminuiti, fenomeno che indica una generale stabilità nella domanda.

Se si guarda all’interno del comparto parafarmaceutico, si possono individuare molte categorie di prodotti ancora legate a un bisogno di salute, dove il punto di forza di vendita è il consiglio professionale del farmacista e del medico. Per leggere i risultati della farmacia attraverso questa prospettiva, si è dovuto ricostruire completamente il mercato, unendo categorie e prodotti in base al bisogno a cui sono destinati.

Nell’analisi dei dati ci si riferisce al mercato degli integratori allargato, cioè l’insieme di tutte le formulazioni pre-dosate per uso sistemico di origine industriale: integratori e dispositivi medici. All’interno, poi, è stata distinta la componente botanicals, partendo dal mercato di fitoterapia, dove vengono inclusi i prodotti di origine naturale (non solo di origine vegetale), a uso sistemico e topico.

«Abbiamo guardato al mercato degli integratori con una nuova lente di ingrandimento e i risultati che ne sono emersi permettono di evidenziare dinamiche importanti in modo molto chiaro» precisa Elena Volpini, della New Line Ricerche di mercato. «L’idea è di affinare ancora di più quest’analisi, guardando non solo ai listini delle aziende nel loro complesso, ma anche alle linee di prodotto e agli specialisti a cui si rivolge l’attività di informazione».

(Cesare Betti)