Si chiama ipertrofia prostatica ed è un disturbo urinario, che generalmente compare dopo i sessanta anni. Anche se connesso all’aumento della massa prostatica, non ha nulla a che vedere con il cancro alla prostata.

A illustrarci il meccanismo di questo disturbo urinario è Roberto Della Loggia, professore emerito presso l’Università degli Studi di Trieste, che spiega come l’uretra, una volta compressa, crei un ostacolo al deflusso dell’urina: motivo per il quale la vescica tende a svuotarsi con lentezza. Sorgono inevitabilmente sintomi irritativi, come l’urgenza e la frequenza.
«Tutto questo dipende da uno squilibrio enzimatico nella regolazione degli ormoni maschili» ha detto il professore. «La terapia convenzionale interviene con un farmaco, la finasteride, capace di bloccare un enzima e riuscendo così a ridurre la crescita della prostata».
Per curare il disturbo, la fitoterapia si avvale dell’utilizzo di due piante: Serenoa repens, una piccola palma della Florida, e la corteccia di Prunus africana. I preparati ottenuti da questi estratti, come dimostrato da affidabili studi scientifici, hanno sì la stessa efficacia dei farmaci di sintesi, ma con meno effetti collaterali, perché agiscono con un meccanismo più complesso.
Oggi in Italia troviamo Serenoa e Prunus, sia in medicinali, con obbligo di ricetta medica, sia sotto forma d’integratori alimentari, i quali, però, non sempre garantiscono un sufficiente contenuto di principi attivi.
(Serena Santoli)