Gli isoflavoni della soia sarebbero in grado di influenzare in maniera benefica la qualità e la durata del sonno. Così emergerebbe da uno studio giapponese pubblicato sul Nutrition Journal e segnalato dall’Osservatorio AIIPA, Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari.

Lo studio ha coinvolto oltre mille persone, per la precisione 1.076, tra i 20 e i 78 anni, e ha preso in esame l’assunzione di isoflavoni della soia attraverso tre alimenti a base di soia molti comuni nella cucina giapponese: il natto (un prodotto derivato dalla fermentazione dei fagioli di soia), il tofu e il tofu fritto. I partecipanti allo studio hanno poi ricevuto un questionario di auto-valutazione sulle proprie abitudini alimentari e sul sonno. I risultati suggeriscono che un’elevata assunzione quotidiana di isoflavoni da fonti alimentari è significativamente correlata a una durata ottimale del sonno (7-8 ore) e a una sua migliore qualità.

«Il meccanismo d’azione dovrà essere pienamente chiarito, e sarà compito degli studi prospettici in corso far luce sul loro funzionamento» ha dichiarato Antonello Sannia, presidente della Società Italiana di Medicina Naturale. «Tra le spiegazioni avanzate vi è il comportamento mimetico degli isoflavoni che, agendo come gli estrogeni, impattano positivamente su alcuni neurotrasmettitori del cervello, tra cui la serotonina, responsabile della regolazione del ciclo sonno-veglia».

Gli isoflavoni della soia, fitoestrogeni presenti in natura soprattutto nelle leguminose, si possono assumere in tutta sicurezza, come ha confermato di recente anche l’European Food Safety Authority, EFSA. Infatti, in base alle evidenze scientifiche recensite, non esisterebbe correlazione tra consumo di isoflavoni nelle donne in post-menopausa ed effetti negativi sugli organi chiave (ghiandola mammaria, utero e ghiandola tiroidea), come ha dichiarato Alicja Mortensen, presidente del gruppo EFSA sugli additivi alimentari.