Enrico Bevacqua
Enrico Bevacqua

La curcuma è un estratto della radice (rizoma) di una pianta dai bei fiori colorati, coltivata in Oriente: la Curcuma longa (fam. Zingiberaceae). È utilizzata da millenni in India anche come colorante giallo per i tessuti e come ingrediente per la spezia curry, ma in origine era, da sola o in associazione con altri estratti vegetali, uno dei principali rimedi della medicina Ayurvedica.

La curcumina è il principio attivo più importante e studiato della curcuma e rappresenta mediamente il 5% in peso della spezia. Le azioni biologiche sono da ascrivere al più noto componente del fitocomplesso, costituito da 3 curcuminoidi attivi principali: curcumina (71,5%), dimetossicurcumina (19,5%) bisdimetossicurcumina (9,1%), oltre a oli essenziali.

L’uso millenario ha confermato la grande tollerabilità della curcuma, che può dunque essere utilizzata quotidianamente come alimento o additivo alimentare fino a 12 g/die.

Cinquecento milioni di indiani di ogni età e ceto sociale consumano mediamente 3 g al giorno di curcuma con un introito equivalente di 150 mg di curcumina/die.

Curcuma, antinfiammatorio naturale

La curcumina agisce su diversi target molecolari e cellulari nella fifisiopatologia di diverse condizioni acute e croniche in cui è presente una componente infiammatoria, quali le malattie cronico-degenerative di vario tipo: reumatico, cardiovascolare, diabetico, tumorale e del sistema nervoso.

Questo é possibile grazie alla sua attività antinfiammatoria, antiossidante e modulatrice della divisione cellulare.

La curcumina, per la sua azione antinfiammatoria, può essere utilizzata nell’approccio integrativo al trattamento di varie patologie, dalle semplici infiammazioni articolari all’artrite reumatoide: infatti, inibendo fortemente il fattore NF-KB, riduce la trascrizione di TNF-α e, inibendo la conversione dell’acido arachidonico in prostaglandine pro-infiammatorie, riduce l’attività catalitica della lipossigenasi e della ciclossigenasi (1).

È un’azione sinergica a quella dei trattamenti farmacologici previsti dalle linee guida internazionali che può essere intrapresa senza rischio di possibili interazioni. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono comunemente prescritti negli stati infiammatori articolari. Questi hanno spesso effetti gastrointestinali indesiderati.

I FANS inibiscono sia la cicloossigenasi-2 (COX-2), che gioca un ruolo importante nella formazione di prostaglandine coinvolte nel processo infiammatorio, sia la cicloossigenasi-1 (COX-1) che è, tra l’altro, coinvolta nella sintesi di prostaglandine necessarie alla protezione della parete gastrica.

La curcumina, invece, modula i processi infiammatori con azione multi-target graduale, senza irritare le pareti gastriche e intestinali e senza provocare in alcun modo effetti indesiderati.

La biodisponibilità: una questione millenaria

Sin dall’antichità i Vaidya, medici sacerdoti indiani, osservarono che era necessaria l’assunzione di molti grammi al giorno di curcuma per verificarne gli effetti benefici. Cercarono quindi empiricamente di migliorarne l’assorbimento miscelandola con altri estratti vegetali o con il miele.

Scoprirono così che il pepe nero ne migliora la biodisponibilità e per questo motivo le due sostanze si trovano spesso affiancate in molte miscele di spezie e rimedi tradizionali. L’aggiunta di piperina alla curcuma può essere considerata la prima tecnica farmacologica per migliorarne la biodisponibilità, ma ha come limite il fatto che la piperina irrita la mucosa gastrica in individui sensibili e interagisce con la farmacocinetica di numerosi farmaci.

L’approccio moderno al problema dell’assorbimento

Negli ultimi 5 anni le ricerche scientifiche e cliniche sulla curcumina sono cresciute a un ritmo esponenziale producendo oltre 7.000 studi pubblicati su Pubmed. Parallelamente all’interesse per l’uso terapeutico e salutistico della curcumina è cresciuto anche il desiderio di trovare una soluzione allo scarso assorbimento della sostanza.

Sono state sviluppate, quindi, diverse soluzioni biotecnologiche che migliorano il profilo di assorbimento mantenendo sia l’efficacia che la tollerabilità: curcumina liposomiale, coniugata con ciclodestrine, BCM-95, nano-particellare.

La curcuma solubilizzata o micellare ha una biodisponibilità 185 volte maggiore rispetto alla curcumina e 1350 volte maggiore rispetto alla curcuma standard ed è al momento la forma con il migliore profilo di assorbimento disponibile.

La ricerca scientifica ha messo poi in evidenza una possibile azione sinergica della curcuma con altre sostanze bioattive vegetali come lo zenzero (appartenente anch’esso alla famiglia delle Zingiberaceae) ed estratti vegetali con proprietà antiossidanti.

Allo stesso modo le vitamine C e D possono supportare l’azione della curcumina promuovendo la salute delle articolazioni, delle cartilagini e dei legamenti (2).

La curcuma è al momento la più promettente sostanza naturale studiata da migliaia di gruppi di ricerca nel mondo. Grazie all’azione pleiotropica su centinaia di siti attivi sembra possedere le potenzialità di “elisir di lunga vita” che le scienze tradizionali le hanno attribuito.

(Enrico Bevacqua, medico chirurgo)
1) Khanna et al., Current opinion in pharmacology, 2007, 7:344-351.
2) Ramadan, El-Menshawy. Protective effects of ginger-turmeric rhizomes mixture on joint inflammation, atherogenesis, kidney dysfunction and other complications in a rat model of human rheumatoid arthritis. Int J Rheum Dis. 2013Apr;16(2):219-29.