La tiroxina liquida è la protagonista di tre studi italiani che riguardano circa 4 milioni di italiani con problemi di ipotiroidismo. La sveglia anticipata di mezz’ora è un’abitudine molto diffusa tra chi segue questa terapia: la compressa di tiroxina deve infatti essere assunta al mattino appena svegli e si deve osservare un digiuno di almeno trenta minuti prima di poter fare la prima colazione.

Il cibo rappresenta infatti il problema negativo più importante per l’assorbimento della tiroxina, il farmaco di riferimento per questo tipo di patologia. Poiché tutti gli alimenti possono interferire con il suo assorbimento, è importante rispettare almeno trenta minuti di digiuno dopo aver assunto il farmaco. È stato infatti dimostrato che se viene presa rigorosamente a digiuno, la dose giornaliera di farmaco può essere significativamente ridotta.

«L’abolizione dei tempi di attesa tra l’assunzione del farmaco e la prima colazione è un elemento importante per l’aderenza alla terapia, dalla quale spesso dipende la risposta clinica» avverte Enrico Papini, responsabile dell’Associazione medici endocrinologi, AME. «Secondo i risultati di una recente indagine DoxaPharma -che ha intervistato pazienti, medici di medicina generale ed endocrinologi- l’elemento critico della terapia dell’ipotiroidismo sta nel dover rispettare una pausa di almeno trenta minuti tra l’assunzione della tiroxina e la colazione. Infatti, il 68% degli endocrinologi e il 43% dei medici di famiglia riceve segnalazioni da parte dei pazienti sull’insofferenza di questa modalità di assunzione».

La possibilità di poter prendere il farmaco durante la colazione o indipendentemente da essa, oltre a una significativa importanza terapeutica, ha un minore impatto sullo stile di vita del paziente.

«La formulazione liquida di levotiroxina presenta numerosi vantaggi» spiega Efisio Puxeddu, del Dipartimento di medicina all’università degli Studi di Perugia. «La compressa può non essere assorbita e assimilata facilmente in presenza di alcune patologie, in quanto è legata a numerose variabili. Tra queste variabili, ci sono la contemporanea assunzione di cibo, di fibre o di caffè, la ridotta acidità gastrica, le condizioni di malassorbimento intestinale, l’intolleranza al lattosio e le persone in terapia con inibitori della pompa protonica e con antiacidi. In tutti questi casi, il medico poteva soltanto aumentare la dose del farmaco. Ora, questi problemi possono essere risolti con la formulazione liquida che, migliorando il profilo farmacocinetico del farmaco, ne rende meno influenzabile e più costante l’assorbimento».

(Cesare Betti)