Pubblicata una ricerca con impiego di una lozione probiotica
In un articolo apparso su Science Translational Medicine il team del dottor Richard Gallo dell’Università della California San Diego ha mostrato i primi incoraggianti risultati sull’uso di una lozione probiotica nel trattamento dell’eczema.
Lo studio è stato ripreso dal Director’s Blog del National Insitute of Health che ha finanziato la ricerca. Si legge nel post:
L’idea alla base di una lozione probiotica è che buoni batteri possano sostituire cattivi batteri
Aumenta infatti l’attenzione sull’universo di batteri che popolano il nostro corpo -il microbioma– e lo aiutano a rimanere in salute.
Questione di Staphylococcus
L’eczema è una patologia infiammatoria della pelle non contagiosa caratterizzata da eruzioni cutanee secche e pruriginose. Colpisce prevalentemente braccia gambe e guance. Alcuni studi mostrano che la composizione batterica della pelle di soggetti che soffrono di eczema è diversa da quella di soggetti sani. Una delle differenze è la capacità di proliferazione di un batterio nocivo, lo Staphylococcus aureus.
I ricercatori hanno mostrato come la pelle sana sia in grado di nutrire specie diverse di Staphylococcus in grado di controllare la proliferazione della variante aureus. Il loro obiettivo è stato ricreare artificialmente questa condizione per mezzo di una lozione probiotica con batteri protettivi.
Dopo 24 ore dall’applicazione sui soggetti coinvolti, la concentrazione di staphylococcus aureus sulla pelle dei soggetti malati era notevolmente diminuita. Per questo studio sono stati arruolati 30 soggetti sani e 50 con una forma comune di eczema, la dermatite atopica.
Nuovo approccio alla pelle e al probiotico
Questi risultati incoraggiano un nuovo approccio al trattamento delle patologie della pelle, benchè ulteriori studi siano necessari. L’eczema affligge ogni anno più di 31 milioni di persone solo negli Stati Uniti, molti dei quali in età infantile.
Ultimamente sta crescendo l’attenzione nei confronti dei probiotici (disponibili anche sotto forma di integratori alimentari) ben oltre l’area gastrointestinale: abbiamo infatti dato conto del loro impiego in campo oftalmologico.