Medici, farmacologi, epidemiologi, politici, esperti in comunicazione si sono riuniti per combattere le malattie cardiovascolari, prima causa di morte in tutto il vecchio continente, con costi per l’Unione Europea di 169 miliardi di euro l’anno. Per ridurre il fenomeno, anche in Italia la World Heart Federation ha lanciato il progetto 25by25, per rendere possibile questo risultato. Su indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la World Heart Federation vuole raggiungere un calo della mortalità del 25% entro il 2025.
Il piano dell’Oms
A fine 2013, l’Oms ha approvato un piano per il monitoraggio dei progressi nella prevenzione e nel controllo delle malattie cardiovascolari e dei fattori di rischio più importanti, come fumo, ipertensione, colesterolo, stile di vita e dieta non corretti, scarsa attività. Altri fattori non trascurabili sono sovrappeso, obesità, diabete mellito, abuso di alcol, stress e inquinamento ambientale.
«Negli ultimi 15 anni si è avuto un calo della mortalità per malattie cardiovascolari nei Paesi più sviluppati» dichiara la professoressa Elena Tremoli, direttore scientifico del Centro cardiologico Monzino e presidente della Fondazione Italiana per il Cuore. «I fattori più importanti da combattere riguardano la modifica dello stile di vita (meno fumo, migliore alimentazione, maggiore attività fisica), l’uso di farmaci efficaci per il controllo dei fattori di rischio, la precoce valutazione dei malati e lo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici e terapeutici».
Nonostante tali successi, la malattia cardiovascolare nella sua totalità uccide più persone dei tumori, soprattutto donne (55% contro il 43% degli uomini). «Lo scopo dell’iniziativa è aumentare l’attenzione sulla prevenzione, evitando che una malattia agli inizi o senza sintomi, possa diventare più seria e con prognosi infausta», conclude Elena Tremoli.
La prevenzione è l’arma migliore
«I giovani con familiarità per malattia precoce, fumatori, diabetici, stressati o ipertesi sono quelli che hanno già danni alla prima visita», precisa il professor Cesare Fiorentini, direttore del Programma di cardiologia del Centro cardiologico Monzino IRCCS. «Essi richiedono una correzione dei fattori di rischio personale e tempestiva».
L’Oms stima che una riduzione anche modesta della pressione arteriosa, del fumo, del colesterolo e dell’obesità potrebbe ridurre di oltre il 50% la percentuale delle malattie cardiovascolari. Per questo, è bene che i medici e i farmacisti aumentino il livello di consapevolezza del paziente, incoraggiandolo nella cultura della prevenzione, rassicurandolo e avviando il controllo delle abitudini e delle malattie che possono determinare il rischio del paziente. In genere, infatti, il paziente va dal medico quando ci sono sintomi evidenti o in occasione di manifestazioni conclamate, come infarto o ictus.
(Cesare Betti)