Un manuale contro gli errori di terapia e regole per gestire i farmaci ad alto rischio, per essere d’aiuto a capire simboli e sigle delle prescrizioni. Oltre che con calligrafie illeggibili, sempre più spesso i farmacisti ospedalieri hanno a che fare con acronimi e abbreviazioni di non facile interpretazione. La Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali (SIFO) ha realizzato le “Linee guida per la prevenzione del rischio clinico correlato all’utilizzo dei farmaci ad alto rischio e degli acronimi, simboli, sigle e abbreviazioni” un manuale distribuito in un migliaio di copie e pubblicato sul loro sito.

Gli errori nella pratica ospedaliera possono essere molti, da quelli sul dosaggio alla prescrizione non corretta, da quelli di interpretazione a quelli di somministrazione. Il manuale contro gli errori si divide in due parti: nella prima si valutano i rischi più importanti derivanti dall’uso di farmaci ad alto rischio, nella seconda parte si affronta il problema di acronimi e sigle, fenomeno che spesso è presente nelle prescrizioni di medici, causando a volte errori. Secondo alcuni studi, infatti, l’uso di certe abbreviazioni è causa di errori, nonostante il loro impiego sia stato vietato da oltre dieci anni a livello internazionale dal “Joint commission international”.

Anche se già preso in considerazione dal ministero della Salute, il problema non è mai stato affrontato in modo serio. Sul tema degli errori esistono le raccomandazioni numero 7, 12 e 14, oltre alle linee di indirizzo del ministero, che ha inserito il problema tra le verifiche dei livelli essenziali di assistenza. Ora arriverà la raccomandazione numero 18 in tema di prevenzione degli errori durante terapia farmacologica dovuta all’uso di acronimi.

Ma che cosa sono questi acronimi? Si va da qd (una volta al giorno) a bid (due volte al giorno), da tid (tre volte al giorno) a qid (quattro volte al giorno).

Di sigle ne esistono molte altre, così come molte diciture che risultano poco comprensibili o creano errori. La U per indicare “Unità”, per esempio, può causare equivoci anche importanti, perché “6U” può diventare 60. Ma anche i numeri romani, le sigle e le frazioni possono essere lette in modo equivoco.

«L’uso di abbreviazioni e acronimi è un problema preoccupante per la sicurezza dei pazienti» precisa Piera Polidori, direttore scientifico della Sifo. «I problemi più frequenti sono dovuti a sigle ambigue, poco conosciute e simili tra loro, che causano letture errate ed errori».

Per i farmaci ad alto rischio, nel manuale c’è l’elenco di quelli più importanti, i rischi descritti in letteratura e i principali gruppi di malati nei quali si verificano spesso eventi avversi. Tra i consigli c’è quello di standardizzare e semplificare la gestione del farmaco, monitorarne l’uso e la risposta dei pazienti, prevedere sistemi di doppi controlli e preparare il personale.
«Il problema degli errori è importante da un punto di vista clinico ed economico» riprende Piera Polidori. «Molta strada è stata fatta, soprattutto nei paesi anglosassoni, ma molta ne rimane da fare in Italia, dove i sistemi di prescrizione e distribuzione sono ancora inadeguati. Occorre che direzioni aziendali, medici, farmacisti, infermieri e tecnici si confrontino per costruire un nuovo modello compatibile con le realtà locali e nazionali».

(Cesare Betti)