Rivoluzione nella cura dell’alcoldipendenza,  che in Italia riguarda circa un milione di persone. Nalmefene è un principio attivo che riduce il consumo di alcol di oltre il 40% durante il primo mese e di circa il 60% dopo 6 mesi di cura. Dal poco disponibile anche in Italia il primo e unico farmaco autorizzato per la riduzione del consumo di alcol nelle persone con consumo a elevato rischio.

Da un approccio basato esclusivamente sull’astensione completa dal consumo di alcol, obiettivo non realistico per molti malati, si passa a una strategia basata sulla riduzione del consumo, obiettivo più realistico e più accettabile, approccio che può motivare un numero maggiore di pazienti ad avviare il trattamento e a proseguirlo.

«Nalmefene rivoluziona l’approccio terapeutico all’alcoldipendenza, offrendo il vantaggio di proporre al paziente un obiettivo di trattamento intermedio più realistico e più accettato» spiega Luigi Janiri, professore di psichiatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. «La riduzione del consumo di alcol può costituire un passaggio intermedio per preparare i pazienti alla completa astensione, oltre a essere associato a una riduzione della morbilità e della mortalità alcolcorrelate».

Secondo i dati del Ministero della salute, in Italia gli alcoldipendenti sono circa un milione, ma solo 58mila circa si rivolgono ai servizi di cura e di riabilitazione dell’alcoldipendenza. Un divario ampio, che conferma i dati europei, dove abuso e dipendenza da alcol sono il disturbo meno trattato rispetto ad altre malattie mentali, come disturbi d’ansia generalizzati, disturbi da attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivo, depressione maggiore e schizofrenia.

Nalmefene è indicato negli adulti con dipendenza da alcol con consumi a elevato rischio (superiore a 60 g/giorno per gli uomini e a 40 per le donne), senza sintomi fisici da sospensione e che non richiedono interventi di disintossicazione immediata, due settimane dopo la valutazione iniziale e assunto “secondo necessità”. Va prescritto insieme a un supporto psicosociale, mirato all’aderenza al trattamento e alla riduzione del consumo di alcol.

«La possibilità di modulare la cura in base alle necessità grazie alla posologia “secondo necessità” è un ulteriore vantaggio del nuovo approccio», continua Luigi Janiri. «La posologia favorisce una maggiore coscienza e la responsabilizzazione del paziente verso il consumo di alcol. Inoltre, si tratta di una posologia che permette di non esporre il paziente al farmaco se non quando necessario».

(Cesare Betti)