Nuove linee guida sull’osteoporosi: gli obiettivi

 

Per la prima volta insieme, otto società scientifiche presentano le nuove Linee guida sulla gestione dell’osteoporosi e delle fratture da fragilità. Il documento è stato presentato nell’ambito del workshop “La gestione appropriata delle fratture da fragilità”.

 

Scopo dell’iniziativa è farlo diventare uno strumento di lavoro nella pratica clinica e tutelare la salute di pazienti e anziani fragili. A tal fine sarà richiesta la validazione da parte dell’Istituto superiore di sanità e l’inserimento nel Sistema nazionale per le linee guida consultabili sul sito dello stesso istituto.

 

 

I dati dell’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) e pubblicati di recente dall’Agenzia italiana del farmaco, rivelano un quadro preoccupante: circa l’80% dei pazienti con frattura femorale o vertebrale da fragilità, oppure in terapia cronica con glucocorticoidi, non ha una diagnosi corretta o un adeguato trattamento farmacologico.

 

Le nuove Linee guida sull’osteoporosi sono un obiettivo importante raggiunto dalla Commissione intersocietaria che si è formata per diffondere a oltre 30mila medici indicazioni pratiche sulle modalità di gestione dell’osteoporosi e delle fratture.

 

«Soltanto insistendo su questi aspetti, creando maggiore conoscenza e cultura, è possibile ovviare alle criticità con cui oggi ci confrontiamo», sottolinea Claudio Marcocci, presidente della Società italiana dell’osteoporosi, metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro SIOMMMS. «Indispensabile formare i futuri medici e operatori. La Società ha proposto e ottenuto che nei prossimi anni queste patologie vengano insegnate nel corso di Laurea in medicina e chirurgia sia a livello di scienze di base sia nel triennio clinico».

 

Dai dati Osmed emerge che segue una terapia specifica il 77% degli italiani con osteoporosi e che non ha mai avuto problemi di fratture. Un dato positivo, frutto delle campagne di sensibilizzazione rivolte in particolare alle donne che in menopausa sono più a rischio. Lo sforzo è ora spostare l’attenzione sui pazienti già fratturati che non seguono cure adeguate.

 

Pilastri della terapia sono i bifosfonati, il denosumab e il teriparatide, sempre in associazione con la vitamina D, dato l’alto impatto epidemiologico che ha l’ipovitaminosi D ha in Italia, soprattutto tra gli anziani.

 

«Gli anziani spesso sono pazienti affetti da diverse malattie croniche e, dovendo assumere molti farmaci, presentano frequentemente problemi di aderenza alle cure»

 

A loro va posta la dovuta attenzione, anche perché sono tra i più a rischio di abbandono delle cure. «Sono pazienti affetti da diverse malattie croniche e, dovendo assumere molti farmaci, spesso presentano problemi di aderenza alle cure», spiega Paolo Falaschi, coordinatore della Società italiana di gerontologia e geriatria SIGG dell’Italia Centrale.

 

«Per questo motivo, la gestione farmacologica dell’osteoporosi nell’anziano è particolarmente delicata». E in tema di cronicità, è molto critica la situazione di chi soffre di patologie reumatiche croniche, come l’artrite reumatoide e le connettiviti.

 

(Cesare Betti)