Realizzato in collaborazione con la Società italiana dell’ipertensione arteriosa (Siia), l’Agenzia italiana del farmaco ha presentato il nuovo algoritmo sull’ipertensione arteriosa. Oggi si vive più a lungo e l’Italia è tra i paesi europei con speranza di vita più elevata, ma gli ultimi anni sono spesso segnati dalla malattia. Per questo motivo, l’Europa è impegnata a promuovere concetti come l’aderenza alle terapie e corretti stili di vita.
«Limitare o ridurre l’uso dei farmaci adottando stili di vita corretti e usare le medicine quando necessario e nel modo più appropriato sono le tendenze principali emerse dall’analisi dell’algoritmo» ha affermato Sergio Pecorelli, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco. «Tenere sotto controllo la pressione significa prevenire eventi cardiovascolari gravi, ma soprattutto poter godere di una qualità di vita migliore».
Non si tratta di linee guida: l’algoritmo, infatti, permette di individuare strategie per gruppi di pazienti, uno strumento prezioso non solo per il medico, ma anche per il singolo individuo, che trova informazioni utili per avere maggiore consapevolezza sulla sua condizione e un ruolo più attivo nella gestione della malattia. Infatti, non sempre il farmaco è la scelta ottimale e l’adozione di comportamenti corretti rappresenta spesso la prima soluzione che il medico tende a suggerire al paziente.
«Questo percorso decisionale potrà essere di supporto al paziente per modificare il suo atteggiamento nei riguardi della patologia e correggere quelle distorsioni che possono essere di ostacolo alla corretta strategia di cura» ha detto Claudio Borghi, presidente della Siia.
L’ipertensione arteriosa colpisce circa il 40% delle popolazioni industrializzate e la sua prevalenza è in aumento in tutto il mondo. Il 54% degli ictus e il 47% delle malattie coronariche sono dovute all’ipertensione, causa di 7,6 milioni di morti ogni anno e di 6,3 milioni di anni di disabilità (4,4% del totale). Intervenire sulla pressione, quindi, ha un impatto significativo nel ridurre i rischi cardiovascolari gravi o fatali. Per tale motivo è fondamentale aumentare le percentuali di successo nella cura del paziente iperteso.
(Cesare Betti)