L’oncofertilità, ovvero la preservazione della fertilità in pazienti oncologici, è un problema sempre più all’attenzione. Ogni giorno, infatti, vengono scoperti 30 nuovi casi di tumore in persone con meno di 40 anni: attualmente sono circa 5 mila donne e 3 mila uomini i giovani pazienti oncologici.

oncofertilitàLe cure antitumorali che compromettono la possibilità di avere figli oggi non sono più un ostacolo insormontabile: le tecniche di crioconservazione dei gameti garantiscono un futuro fertile anche alle persone in età giovane che vogliono programmare una paternità o una maternità dopo il cancro. Il messaggio arriva dal focus Oncofertilità, evento della campagna “Futuro fertile, figli si nasce, genitori si diventa”, realizzata in collaborazione tra il ministero della Salute e Sapienza università di Roma per promuovere la prevenzione all’infertilità.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, una coppia su cinque ha difficoltà ad avere figli per i numerosi fattori che minacciano l’apparato riproduttivo sessuale. In ambito oncologico, spetta al medico proporre percorsi di crioconservazione dei gameti prima di iniziare le cure. Per questo motivo, la Società italiana di endocrinologia, l’Associazione italiana di oncologia medica e la Società italiana di ginecologia e ostetricia sono al lavoro per elaborare un documento di consenso sulla crioconservazione da proporre alle istituzioni e ai malati per garantire che questi percorsi siano sicuri e accessibili.

«Il periodo tra il momento in cui il paziente ha la diagnosi di tumore e l’inizio della terapia è l’unico spazio utile per la crioconservazione dei gameti» spiega Andrea Lenzi, presidente della Società italiana di endocrinologia. «I centri di crioconservazione devono essere vicini alla persona, in modo che la procedura non ritardi l’inizio delle terapie, ed essere qualificati per gestire il processo di crioconservazione, sottoposto a rigide norme di sicurezza per evitare scambi di gameti o possibili inquinamenti da germi o da altro».

Nell’uomo la crioconservazione del seme o del tessuto testicolare permette di conservare i gameti maschili per un tempo indefinito a 196 gradi sotto zero, dopo che il paziente è stato sottoposto a test infettivologici. Le tecniche più importanti nelle giovani donne che devono sottoporsi a cure antitumorali sono la crioconservazione degli ovociti e quella del tessuto ovarico.

L’elemento importante per il percorso resta l’informazione al paziente, un punto sul quale si sono impegnate le Società scientifiche. Si tratta di un tema non sempre affrontato, anche se i dati di uno studio tedesco mostrano che è in crescita il numero dei pazienti che prima del trattamento hanno ricevuto informazioni su temi legati alla fertilità. Per saperne di più sulla fertilità e su come averne cura, è possibile consultare lo sportello amico fertilità www.salute.gov.it/futurofertile.it.

(Cesare Betti)