Orticaria cronica spontanea: colpisce l’1% della popolazione, ma non riceve ancora l’attenzione che merita, se si considerano le ricadute sulla vita. È una malattia la cui diagnosi è ancora difficoltosa e spesso chi ne soffre deve fare un lungo “viaggio” prima di ricevere il corretto inquadramento e le cure adeguate. Ma oggi ci sono nuove molecole efficaci e sicure.

 

«L’orticaria cronica spontanea è una malattia infiammatoria cutanea caratterizzata da pomfi a volte associati a gonfiore in alcune zone del corpo (occhi, labbra, mani, piedi e genitali) i cui sintomi sono presenti tutti i giorni o per una durata superiore a sei settimane», spiega Paolo Pigatto, professore di Dermatologia all’università degli Studi di Milano e direttore dell’U.o. di dermatologia all’ospedale Galeazzi di Milano. «Questa malattia interessa circa l’1% della popolazione generale e colpisce le donne con una probabilità doppia rispetto agli uomini».

 

La prima misura è verificare l’eventuale presenza di malattie associate all’orticaria, in quanto sono più frequenti in chi ha l’orticaria cronica spontanea rispetto a chi è sano.

 

Il secondo passo consiste nell’individuare il trattamento farmacologico adeguato: prima di tutto gli antistaminici anti-H1 di seconda generazione a dosi standard, in genere una compressa al giorno. In base alle linee guida, in caso di persistenza dei sintomi dopo 2-4 settimane di cura, si dovrebbe usare lo stesso antistaminico a dosi superiori, fino a un massimo di 4 volte la dose standard. Oggi, grazie ai progressi delle conoscenze sulla fisiopatologia dell’orticaria cronica spontanea, è possibile dare risposte molto efficaci al suo controllo.

 

«Le nuove linee guida europee in pubblicazione per lìorticaria cronica spontanea raccomandano l’uso di antistaminici anti-H1 di seconda generazione a dosaggio standard per 2-4 settimane», precisa Eustachio Nettis, specialista in dermatologia e allergologia e vice presidente della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica. «Dopo tale periodo, se persistono i sintomi, il dosaggio dell’antistaminico anti-H1 può essere aumentato per controllare il prurito e la comparsa dei pomfi, fino a una dose massima pari a 4 volte la dose di partenza».

 

«Tuttavia, va sottolineato che il dosaggio standard è quello approvato, per cui se si raddoppia, si triplica o si quadruplica la dose, si cade nel campo di una prescrizione off-label. La nota 89 dell’ Agenzia italiana del farmaco prevede che l’antistaminico possa essere prescritto e rimborsato solo a dosaggio standard. Se, nonostante l’aumento di dose degli antistaminici, non si hanno miglioramenti, le linee guida consigliano il farmaco biologico omalizumab in aggiunta all’antistaminico. Omalizumab ha dimostrato di avere un’efficacia elevata, con risoluzione completa della sintomatologia o con un buon controllo della malattia nella maggioranza dei pazienti» conclude Eugenio Nettis.

 

(Cesare Betti)