Il Progetto Triathlon aiuta il reinserimento delle persone con psicosi

Il progetto Triathlon, promosso da Janssen, Società italiana di psichiatria, Società italiana di psichiatria biologica, Società italiana di neuropsicofarmacologia, Fondazione Progetto Itaca, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e Federazione italiana triathlon, è un innovativo programma per promuovere il recupero e il reinserimento dei malati con un approccio integrato che coinvolga tutte le figure dell’assistenza che da febbraio ha già interessato molti Dipartimenti di salute mentale sul territorio.

 

progetto triathlon infografica

 

«Per la prima volta abbiamo gradi numeri» spiega Antonio Vita, psichiatria all’università degli Studi di Brescia. «Nel biennio 2016-2017 i Dipartimenti di salute mentale che hanno partecipato sono stati 40, cioè il 20% del totale, con circa tremila operatori sanitari. Sono state coinvolte quasi tutte le regioni e alla fine del 2016 si saranno svolti 60 eventi formativi e altrettanti se ne terranno nel 2017».

 

La schizofrenia compromette le prestazioni dei giovani durante la vita lavorativa, modificando gli equilibri anche all’interno della famiglia. È quanto emerge dalla ricerca “Addressing misconceptions in schizophrenia” realizzata su malati e caregiver. La metà dei pazienti aveva tra 31 e 50 anni (35% tra i 18 e i 30 anni) e anche i caregiver sono giovani che devono gestire da soli assistenza, cure e impatto sulle attività quotidiane del paziente. Emerge poi che la preoccupazione più importante dei caregiver riguarda quest’ultimo aspetto: il 63% teme gli effetti della malattia su lavoro, studio e attività sociali del paziente.

 

«Questi dati fanno capire quanto sia importante intervenire subito» spiega Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria. «Dati recenti dicono che i pazienti arrivano nei Dipartimenti di salute mentale, cioè dopo circa 7 anni dalla comparsa dei sintomi. Si tratta di un periodo molto lungo, in cui la malattia peggiora con conseguenze molto negative su malato, sua qualità di vita e famiglia».

 

Uno degli aspetti più importanti della schizofrenia riguarda l’adesione alla cura. Spesso, i malati non si ricordano di prendere i farmaci e devono far riferimento ai caregiver (55%) o al personale sanitario (50%), mentre sono pochi quelli che usano strumenti tecnologici (10%).

 

«Se i pazienti vengono curati subito, con approcci multidisciplinari e integrati, si può avere una completa autonomia» dichiara Andrea Fiorillo, del dipartimento di Psichiatria all’università degli studi di Napoli. «Esempi sviluppati con il progetto Triathlon sono “On-track” – che facilita l’interazione tra medici, e malato – e “Allenamente”, che allena le funzioni cognitive del paziente».

 

(Cesare Betti)