Il rapporto Dawn (Diabetes Attitudes wishes & needs) realizzato con l’International diabetes federation e l’Associazione Diabete Italia, ha indagato i punti critici nell’assistenza e nell’autogestione della malattia per dare risposte più adeguate e fornire strumenti affidabili e informazioni utili per cambiare e migliorare alcune attività dell’assistenza diabetologica.
Lo studio del rapporto Dawn è stato condotto su un campione di oltre 5.400 persone con diabete (formato per il 50% da diabetici di tipo 1 e per il 50% da diabetici di tipo 2) e oltre 3.800 operatori sanitari impegnati nell’assistenza (medici specialisti, medici generici e infermieri).
Dal rapporto Dawn emerge la richiesta dei pazienti di un maggior coinvolgimento nella cura. I dati italiani sia sulla popolazione adulta sia di una piccola popolazione di immigrati sottolineano l’esistenza di barriere di comunicazione tra gli operatori sanitari, e tra questi e il malato, interruzioni nella continuità assistenziale e la non completa aderenza alla cura. Tutto questo si ripercuote sullo stato psicologico del paziente e su molti aspetti della vita personale e familiare del diabetico.
Esiste anche un disagio dovuto alla convivenza con il diabete: sapere di avere una malattia curabile ma non guaribile è molto negativa. Il 50% degli intervistati cita la parola “depressione”, legata a difficoltà nel seguire la cura e la dieta, nonché comparsa di complicazioni. Oltre un terzo soffre di stress e altrettanti di ansia, mentre il 30% rifiuta la malattia.
I risultati del rapporto Down hanno indotto l’International diabetes federation a elaborare una call to action rivolta alle istituzioni, che prevede obiettivi:
- migliorare la comunicazione tra diabetici e operatori della sanità;
- promuovere una migliore comunicazione e coordinamento tra gli operatori;
- promuovere un’effettiva autogestione;
- ridurre le barriere per un trattamento efficace;
- migliorare la cura psicologica di questi malati.
Le difficoltà psicologiche possono portare il diabetico a fasi di maggiore o minore aderenza alla cura, a discapito del suo equilibrio metabolico. Le conseguenze possono essere un costo sociale evidente in caso di sviluppo di complicanze o di ricoveri ospedalieri, commenta Egidio Archero, presidente Fand Italia.
Sicuramente un ruolo importante la svolge la medicina preventiva e il medico di famiglia adeguatamente formato, che può motivare la persona a seguire le cure che lo stesso medico di famiglia ha concordate con il diabetologo. Se si ricorresse più spesso all’uso della cartella clinica informatizzata o a sistemi di telemedicina, l’efficacia della terapia aumenterebbe.
(Cesare Betti)