A volte la lacrimazione può diminuire e l’occhio diventa sempre più secco. Tra le cause più frequenti ci sono situazioni ambientali (vento eccessivo, irradiazione solare intensa, aria condizionata e impianti di riscaldamento), uso prolungato del computer o di alcuni farmaci (decongestionanti; antistaminici; diuretici; antidepressivi; cardiotonici; antiulcerosi), età avanzata, uso per lungo tempo di lenti a contatto e anche la presenza di alcune malattie autoimmuni (artrite reumatoide; sclerodermia; sindrome di Sjögren).

La cura più conosciuta e usata consiste nell’uso di colliri o di lacrime artificiali, sostanze dotate di azione detergente, lubrificante e disinfettante. In farmacia si possono trovare diversi tipi di preparati, anche molto diversi tra loro:
– soluzioni fisiologiche a base di acqua e sali minerali, che costituiscono le cosiddette lacrime artificiali;
– estratti fitoterapici, per esempio a base di Euphrasia officinalis;
– prodotti a base di acido ialuronico, polivinilpirrolidone o cellulosa, che mantengono il volume delle lacrime e il film lacrimale.

Se il disturbo è lieve, basta instillare una goccia di collirio ogni 3-4 ore; se invece è più serio, è necessaria una goccia ogni una-due ore.

Prima di iniziare, lavarsi bene le mani, per non portare germi in un occhio che può essere già infiammato per altre cause.
Si deve poi assumere una giusta posizione: la migliore è quella sdraiata, mentre la più pratica è sedersi con la testa all’indietro appoggiandola sullo schienale di una sedia.
Abbassare la palpebra inferiore, per aumentare la zona di penetrazione del collirio. Se il liquido arriva subito nell’angolo interno dell’occhio, trova l’apertura del canale lacrimale e il farmaco, invece di restare più tempo nell’occhio, entra e viene eliminato attraverso il naso.
La goccia di collirio va instillata lateralmente all’occhio, poi chiudere delicatamente le palpebre quando il liquido viene a contatto con la congiuntiva. È inutile mettere un’altra goccia di collirio, poiché il sacco congiuntivale non ne contiene più di una.
Il contagocce non deve mai venire a contatto con le palpebre, per il rischio di contaminare il liquido contenuto nel flacone.

(Cesare Betti)