Virus HCV: il futuro della lotta contro l’epatite C
L’eradicazione dell’infezione da virus HCV è sempre più vicina. È la conclusione a cui sono giunti internisti, infettivologi, gastroenterologi e ricercatori riuniti sul lago Maggiore per partecipare alla settima edizione del convegno “Expert Meeting on the management of patients with HCV infection”.
Il meeting è stato un momento importante di scambio sullo stato dell’arte delle terapie antivirali ad azione diretta e su quanto verrà dopo, con una discussione focalizzata su quanto è stato fatto in questi anni e su quanto resta da fare. Si attendono molecole più potenti e più efficaci, anche in combinazione tra loro, con minor durata delle terapie e maggiore tollerabilità.
Durante il convegno è stato dedicato molto spazio alle nuove opportunità terapeutiche, in particolare l’associazione grazoprevir, inibitore delle proteasi NS3/4A dell’HCV, ed elbasvir, inibitore del complesso di replicazione NS5A del virus HCV.
«L’associazione elbasvir/grazoprevir, che ha ottenuto l’approvazione di Ema per tutte le indicazioni, compresi i pazienti con insufficienza renale cronica e in dialisi, ed escludendo solo quelli con cirrosi scompensata, ha notevoli potenzialità, grazie a uno schema terapeutico estremamente semplificato: una sola compressa per 12 settimane senza ribavirina nella maggioranza dei pazienti con G1 e G4» ha precisato Savino Bruno, professore di Medicina interna all’Humanitas University Medicine di Rozzano (Milano) e chairman del meeting. «Un’unica somministrazione per questi pazienti, esclusi quelli con G2 e G3, per 12 settimane nella maggioranza dei casi, e per i pazienti con G1b, che nel nostro Paese sono la prevalenza, sempre senza ribavirina».
Grande spazio è stato dedicato anche alle prospettive di trattamento per alcuni gruppi di pazienti, in particolare per quelli con insufficienza renale e dialisi, nonché ai casi di fallimento. Secondo gli esperti, per questi malati l’approccio migliore consiste nella combinazione di nuovi farmaci antivirali ad azione diretta, 3 o anche 4 secondo la gravità della malattia: alcuni genotipi e la maggiore serietà della malattia rendono meno probabile la guarigione.
«Indicata la tripla o l’eventuale quadrupla terapia, soprattutto per i genotipi più difficili (G3 e cirrosi epatica)» ha ripreso Savino Bruno. «Le nuove molecole per le quali si prevede l’arrivo entro uno-due anni, hanno come bersaglio tutti i siti di replicazione del virus. Nel frattempo si attende la rimborsabilità di elbasvir/grazoprevir».
(Cesare Betti)